LA MUSICA DELL'UNIVERSO

LA MUSICA DELL'UNIVERSO




La musica delle sfere, detta anche musica universale, è un antico concetto filosofico che considerava l'universo come un enorme sistema di proporzioni numeriche. 
I movimenti dei corpi celesti  (Sole, Luna e pianeti), inoltre, avrebbero prodotto una sorta di musica, non udibile dall'orecchio umano.
La teoria della musica delle sfere ebbe origine nell'antichità e continuò a essere seguita almeno fino al XVII secolo , suscitando l'interesse di filosofi, musicologi e musicisti

ANTICHITA’

Secondo Pitagora, il Sole, la Luna e i pianeti del sistemi solari, per effetto dei loro movimenti di rotazione e rivoluzione, produrrebbero un suono continuo, impercettibile dall'orecchio umano, e tutti insieme produrrebbero un'armonia. Di conseguenza, la qualità della vita sulla Terra sarebbe influenzata da questi suoni celesti.

In seguito, Platone descrisse l'astronomia e la musica come studi gemellati per le percezioni sensoriali: astronomia per gli occhi, musica per le orecchie, ma entrambe riguardanti proporzioni numeriche.

Platone descriveva un sistema di otto cerchi, ovvero orbite, per i corpi celesti, il cui movimento generava un suono

Nel MEDIOEVO la concezione della musica delle sfere passò nel Cristianesimo, nella musica delle sfere  si udiva cantare  il coro degli angeli

Boezio fece una distinzione fondamentale, destinata ad avere grande fortuna nel Medioevo, tra:

-         -  musica mundana, propria delle sfere celesti,
-         -  musica humana, fatta con le voci umane,
-       -    musica instrumentalis, fatta dagli uomini con gli strumenti musicali

La musica mundana ossia quella prodotta dal movimento delle sfere celesti era diretta espressione di Dio e quindi la più pura.

Keplero, nel XVII secolo attribuì ad ogni pianeta, non un singolo suono, ma un intervallo di suoni


OGGI

Anche oggi gli astronomi ritengono che le stelle producano vibrazioni trasformabili in veri e propri  suoni.
Ecco un esempio di trasformazione delle vibrazioni prodotte dalle stelle in suoni



I Pianeti:

quando la passione per l’astronomia si unisce alla musica


I pianeti op. 32 (The Planets) è una suite orchestrale in sette movimenti, scritta dal compositore inglese Gustav Holst fra il 1914 e il 1916

Richiede un organico particolare, molto ampio.

L’opera è scritta per grande orchestra.

Per Nettuno, il mistico sono richiesti 2 cori femminili a tre voci, posti in uno spazio adiacente ma nascosto al pubblico.
Il primo dei sette brani della suite è Mars, The Bringer of War (Marte, il portatore di guerra), ispirato al carattere battagliero del dio della guerra nella mitologia classica.


Il secondo è Venus, The Bringer of Peace (Venere, la portatrice di pace), brano pacato, sereno e dolcemente evocativo, ispirato alla figura dell’antica dea e dall’apparenza di luminosa placidità del pianeta (Venere è il pianeta più luminoso del cielo).


Mercury, The Winged Messenger (Mercurio, il messaggero alato)è uno scherzo veloce, leggero, scintillante nell’orchestrazione e nell’uso di armonie esotiche. Probabilmente l’idea di velocità fu ispirata anche dal fatto che il pianeta Mercurio ruota molto velocemente intorno al sole (88 giorni).


Jupiter, The Bringer Of Jollity (Giove, il portatore di gioia),brano che alterna momenti di grande allegria e scoppiettante giovialità a momenti di epica, cantabile solennità.


Il brano dedicato a Saturno, Saturn, The Bringer Of Old Age (Saturno, il portatore della vecchiaia),che inizia con una regolare e lugubre scansione ritmica, come il ticchettio di un orologio, che accompagna poi l’intero brano, rappresenta l’ineluttabilità del cammino della vita e rivela sia la dignità sia la fragilità della vecchiaia


Uranus, The Magician (Urano, il mago)è un brano dall’incedere frenetico e grottesco, caratterizzato da una crescente vitalità che sfocia in un pianissimo finale.


Neptune, The Mystic (Nettuno, il mistico),che rappresenta il remoto e misterioso (all’epoca) pianeta Nettuno, è un brano misterioso ed evocativo di remoti mondi alieni, che nella parte finale viene arricchito da un coro femminile dietro le quinte.


All’epoca della composizione della suite, Plutone non era ancora stato scoperto, manca la Terra, la quale avrà un movimento postumo dedicato ad essa e composto nel 2009: si intitola Gaia, the giver of life (Gaia, la donatrice di vita),è stato composto dall’astronomo Randall Meyers dietro commissione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Roma ed ha avuto la sua prima esecuzione assoluta il 30 gennaio 2010 dall’orchestra sinfonica dell’Accademia.





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