IN MEMORIA DELLA STRAGE DI CAPACI
GLI UOMINI PASSANO, LE IDEE RESTANO
Fosse ancora vivo Giovanni Falcone avrebbe 80 anni. Sarebbe come un nonno. E in qualche modo lo è per tanti giovani che l’hanno conosciuto attraverso i libri. Chi è nato nel 2000 non sa molto di questo magistrato, ucciso a 53 anni sull'autostrada che porta dall' aeroporto Punta Raisi a Palermo.
Nella nostra storia ci sono pagine terribili che devono essere ricordate, sia per dovere di cronaca, sia perché bisogna evitare che alcuni episodi drammatici della storia d'Italia si ripetano. Per capire alcuni aspetti delle vicende degli ultimi decenni è importante conoscere bene la ricostruzione di un evento terribile che ha condizionato gli equilibri sociali e politici del nostro paese: la strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio del 1992, in cui hanno perso la vita il magistrato Giovanni Falcone, impegnato nella lotta alla mafia, sua moglie e tre agenti della sua scorta.
L' obiettivo dell'attentato di Capaci era Giovanni Falcone, un magistrato scomodo e autorevole che non aveva avuto alcuna paura a fare onestamente il suo lavoro denunciando i rapporti tra mafia, politica e imprenditoria e portando avanti le proprie indagini in questo campo convinto che la mafia non fosse affatto invincibile.
Falcone faceva parte del cosiddetto pool antimafia, istituito presso la procura di Palermo per investigare sui reati di mafia insieme ad altri magistrati tra i quali Paolo Borsellino che pure rimarrà vittima di un attentato nello stesso anno il 19 luglio.
Grazie al lavoro di questi magistrati per la prima volta si scopriva la vera faccia della mafia e come operava all'interno della società.
RICOSTRUZIONE DELLA STRAGE
Falcone, il giorno della strage, come di consuetudine, ritornava a Palermo da Roma per il fine settimana.
Falcone decise di mettersi alla guida della Fiat croma bianca, facendo sedere sul sedile posteriore l'autista (che sopravvisse all'attentato). La vettura procedette nel mezzo ad altre due che facevano parte della scorta.
Sotto il chilometro quinto della autostrada A29, nel tratto tra Palermo e l'aeroporto, venne scavata una galleria dove furono piazzati oltre 500 chili di tritolo.
Le 3 auto furono monitorate per segnalare la posizione in modo che una volta giunti nel punto esatto potesse scattare il piano.
Alle 17:58, in corrispondenza del km Quinto dell'autostrada, il sicario Giovanni Brusca azionò un po' in anticipo con un telecomando la carica di tritolo. Ad essere investita in pieno fu la prima auto della scorta, tutti i passeggeri morirono sul colpo, l'auto sulla quale viaggiava il magistrato Falcone fu scaraventata contro il muro di cemento e il giudice e la moglie furono trasportati in ospedale in gravissime condizioni e più tardi morirono. Si salvarono gli agenti a bordo della terza macchina e l'autista che viaggiava sulla stessa auto di Falcone.
A distanza di molti anni alcune cose sono state scoperte altre sono cadute nell'oblio, e di molte altre restano dei dubbi e molte incongruenze perché sono molte le incertezze che gravitano su questo attentato.
Migliaia di ragazzi in piazza a Palermo
un saluto alla bara del giudice Falcone,
hanno bisogno di una risposta.
Hanno bisogno di protezione.
I ragazzi son stanchi dei boss al potere;
i ragazzi non possono stare a vedere,
la terra sulla quale crescerà il loro frutto bruciato
ed ad ogni loro ideale distrutto.
I ragazzi denunciano chiunque acconsenta
col proprio silenzio un'azione violenta.
I ragazzi son stanchi e sono nervosi,
in nome di Dio a fanculo i mafiosi.
I ragazzi denunciano chi guida lo stato
per non essersi mai abbastanza impegnato,
a creare una via per chi vuole operare,
senza esser costretto per forza a rubare,
per creare una via per gli uomini onesti,
per dare ai bambini valori robusti
che non crollino appena si arriva ai 18,
accorgendosi che questo mondo è corrotto.
I ragazzi non credono ad una parola
di quello che oggi c'insegna la scuola.
I ragazzi diffidano di ogni proposta
non stanno cercando nessuna risposta,
ma fatti, giustizia, rigore morale
da parte di chi calza questo stivale.
I ragazzi hanno il tempo che li tiene in ostaggio,
ma da oggi han deciso di farsi coraggio
perchè non ci sia un'altra strage di maggio,
per uscire ci vuole cultura e coraggio
il coraggio di vivere su questa terra
e di vincere qui questa nostra battaglia,
perché quando nel mondo si parli d'Italia
non si dica soltanto la mafia, i mafiosi,
perché oggi è per questo che siamo famosi,
ma l'Italia è anche un'altra,
la gente lo grida:
i ragazzi son pronti per vincere la sfida.
in nome di Dio a fanculo i mafiosi.
I ragazzi denunciano chi guida lo stato
per non essersi mai abbastanza impegnato,
a creare una via per chi vuole operare,
senza esser costretto per forza a rubare,
per creare una via per gli uomini onesti,
per dare ai bambini valori robusti
che non crollino appena si arriva ai 18,
accorgendosi che questo mondo è corrotto.
I ragazzi non credono ad una parola
di quello che oggi c'insegna la scuola.
I ragazzi diffidano di ogni proposta
non stanno cercando nessuna risposta,
ma fatti, giustizia, rigore morale
da parte di chi calza questo stivale.
I ragazzi hanno il tempo che li tiene in ostaggio,
ma da oggi han deciso di farsi coraggio
perchè non ci sia un'altra strage di maggio,
per uscire ci vuole cultura e coraggio
cultura di pace, coraggio di guerra,
il coraggio di vivere su questa terra
e di vincere qui questa nostra battaglia,
perché quando nel mondo si parli d'Italia
non si dica soltanto la mafia, i mafiosi,
perché oggi è per questo che siamo famosi,
ma l'Italia è anche un'altra,
la gente lo grida:
i ragazzi son pronti per vincere la sfida.
Un'altra canzone che fa riflettere
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